Comitato per la Lotta Contro la Fame nel Mondo di Forlì

Wajir-Kenya, Venerdì 10 Febbraio 1984 : Era scattata un’operazione militare che doveva sterminare l’intera tribù dei Degodia di oltre 50.000 uomini. Nella notte alcuni camion militari andarono a prelevare dalle capanne tutti gli uomini, compresi i ragazzini e i vecchi; furono portati a Wagalla, a poche miglia da Wajir (nella regione del nord-est del Kenya) all’interno di un aereoporto militare in disuso, recintato da filo spinato. Lì furono tenuti rinchiusi per 4 giorni e 4 notti senza cibo né acqua. Intanto nel villaggio i soldati bruciavano le capanne “alla ricerca –dicevano- di armi nascoste”. Ali Guhad, 30 anni, paralizzato, fu arso vivo. Non si seppe nulla degli uomini prigionieri, sino al lunedì quando arrivò al villaggio un uomo ferito che raccontò le atrocità dei soldati. Cos’era avvenuto? I soldati avevano gettato benzina addosso ai prigionieri che rifiutavano di togliersi gli abiti e li avevano incendiati. Alcuni erano morti bruciati, altri furono fatti stendere a terra e su di loro avevano marciato i soldati con scarponi chiodati : li picchiavano anche con i fucili , li colpivano con pietre minacciando di uccidere anche le loro mogli e i figli se non avessero rivelato dove erano nascoste le armi. Angherie, sevizie e dileggi di ogni genere . Tenuti sotto il sole equatoriale senza mangiare né bere, per tre volte rovesciarono un’autobotte d’acqua sotto i loro occhi, davanti alle loro gole riarse. La domenica furono fatti sovrapporre gli uni sugli altri: molti morirono asfissiati, altri tentarono di fuggire sotto i colpi di sparatorie feroci. Solo il martedì furono “rilasciati”: fatti salire sui camion vennero portati e dispersi per la boscaglia, lontani dai pozzi e dalle piste. A questo punto, incurante delle minacce della polizia, Annalena salì sulla Toyota su cui aveva fatto dipingere una grande croce rossa, affittò due camion e si addentrò nel deserto, per soccorrere i superstiti. Successivamente, dietro le suppliche dei parenti, andò a prendere i morti. Un somalo fotografò montagne di cadaveri e le foto furono inviate ad Amnesty International e alle ambasciate di alcuni Stati occidentali. Alle minacce di sospendere gli aiuti e i rapporti internazionali, il governo degradò i capi dell’operazione. L’operazione si arrestò a circa un migliaio di morti, ma bisognava eliminare una scomoda testimone . Dopo un anno di interrogatori e di indagini Annalena venne espulsa dal paese.

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